Vola la fata
È come una stella, è come una stella che è nel buio, quant'è bella.
E sopra il bambino volano, vicino, con le mani prova ad acchiapparle e girano, girano…
Ieri è domani
E dormi contento e dormi contento se nel buio dei pensieri che come i sentieri che ieri seguivi, che domani sono vivi, vivi.
Delle fate i doni
Le mani ramate delle fate ti accarezzano i capelli e: voci argentine, cori di bambine.
Scivolano fra le gambe, fra le ali, ciocche di capelli biondi come il miele.
Trecce di capelli sono forze incatenate, nodi magici, perizie delle mani delle fate, che incatenano l'infante sopra l'onda del destino, che lo legano fintanto ch'è bambino.
Entro dalla finestra e lo porto via con me
Io ti illumino il cammino, con la mano reggo la lanterna e con l'acqua del pantano alla cinta dei calzoni le canzoni non mi bastano al tuo sonno.
E tua madre che ti crede nella culla a riposare…
Ma le fate che ronzavano li attorno, non capisce che per loro ti volevano; ti dovevo via portare.
Marzia, Marzia non lo sa che non sei là.
Marzia, Marzia non lo sa che non sei là e che trecce di capelli sono forze incatenate, nodi magici, perizie delle mani delle fate, che incatenano l'infante sopra l'onda del destino, che lo legano fintanto ch'è bambino.
Gli scongiuri
Ora Marzia ha messo il sale dentro il buco della chiave per non far passar le fate.
Marzia poggiò alla porta la scopa ma la culla era già vuota ed il bambino non era più lì.
Marzia cerca il suo bambino, nella canna del camino, giù nel fondo del paiuolo.
" L' hanno portato di certo nel bosco, in qualche posto che io non conosco, l'hanno nascosto lontano da qui".
Lei cerca il bimbo
E Marzia lo cerca! E Marzia lo cerca.
Notte, la rugiada che le foglie stinge sul vestito, Marzia piange.
Sì, chi cerca trova, prova il tuo coraggio ma chi cerca ciò che non si deve trova ciò che non vuole trovare, così Marzia sbaglia nel cercare poi chissà…
Notte, la rugiada che le foglie stinge sul vestito, Marzia piange.
Sì, chi cerca trova, prova il tuo coraggio ma chi cerca ciò che non si deve trova ciò che non vuole trovare, così Marzia sbaglia nel cercare poi, chissà dove andrà, chissà dove và.
Non te lo dico
Ma chi c'è là, che spia fra le piante scure?
- Marzia cosa fai nel bosco? Io non ti conosco, cosa sei venuta a fare qua?!
Sì io so il tuo nome vengo da ogni dove ma non si sa.
Il mio nome tu non sai ma non ti serve se pronunci male ma comunque sappi che è:… Non te lo dico.
Non pensare male che aiutarti voglio ma se il pargolo trovare vuoi, trovimi un bel quadrifoglio, che bello! O se preferisci tu scandisci a tempo il mio vero nome che nessuno sa, comunque è:… Non te lo dico -.
E Marzia cerca il nome fra le righe, il nome suo ha già capito è: Nontelo Dico.
- Marzia come hai fatto?! Io divento matto, matto sono già di fatto ciò si sa (ora devo dirle come, quando e dove lo troverà) vedi quel sentiero dopo il vecchio pero? C'è una grande quercia, così tu vai di sicuro… dal lato opposto -.
Cascando s'addorme
E Marzia cerca ancora il bimbo, nella notte va, nella notte delle fate, nella notte delle età e la strada va a finire nell'oscurità, che è maestra nel tradire e il dirupo non è là, scivola e cade, cade…
Chi aspetta il mattino si può incamminare
Notte e Marzia si taglia, un tappeto di foglie è stato il buon letto di un sonno strappato ad un giorno passato, dormire è un poco rubare qualcosa.
Gocce di sangue che tingono l'erba, che macchiano i piedi già nudi.
Le dita alla lingua, saliva di bimba a lavar le caviglie che tingi di rosa.
Forse tu pensi che fuochi di notte nel bosco son feste pagane di nani e di rane che mai ti potrebbero fare del danno? E invece lo fanno!
Se i capricci non sai rispettare, se non ne convieni con loro che il bagno migliore si fa nello stagno o che so, se per pochi minuti ti piace danzare, non ti lasciando andare e ti tengono in circolo a dimenarti per ore!
Finché la luna scompare e non bruci la terra ai tuoi piedi e con essa la noia, sai che gioià?!
Se delle pratiche della foresta tu non riconosci ogni singolo rito e, come per gioco, incosciente, tu pensi che accetti un invito; ma allora non hai capito!
Notte e Marzia si trova da sola, la stuola di foglie che è stata il buon letto di un sonno strappato ad un giorno passato è il tappeto su cui camminare.
Rami di querce che filtrano raggi di luce solare che accendono il bosco che vive di raggi di sole, chi aspetta il mattino si può incamminare.
Il mattino
Voli di uccelli, neri, belli.
Il canto del merlo
Marzia, sono il merlo e ti parlo e ti narro quello che fu, io che vengo da lontano e mi sembra pure tu.
Marzia, sono il merlo che abitava sopra il ramo di betulla, non c'è più, l'hanno tagliato, hanno fatto una culla nella casa laggiù e cullavano un bimbo e non sanno che un uomo l'ha preso e lo porta con se.
Le sue ninne nanne lo fanno dormire e i folletti dell'erba lo stanno a seguire.
Io ti chiedo solo: se trovi una culla che è fatta col ramo della bella betulla, salutami tu il legno pregiato che è stato il mio nido in un tempo che fu.
Il risveglio
Marzia continua la strada che le hanno indicato è sicura, si trova di qua.
Finire poi deve è sicuro "più duro è il cammino più bene ti fà. Partire è un poco morire" ma è certo patire assai meglio, si sa.
Sì, gioca a fare la sposa la donna, la donna, la madre ma adesso?!
Adesso è nel letto, nel letto, che sogna, nel suo letto che si bagna.
Le luci del mattino rendono sottile il muro che è fra sogni, vita e realtà.
E corri nel sogno e cerchi nel sonno.
Che si fa per non svegliarsi!
E Marzia cerca fra i rovi neri, fra i pensieri e i desideri il bambino che non ha.
E quando succede che vegli e che dormi vedi le creature informi, immagini strane, disumane, cose senza un nesso, cosa importa, fa lo stesso, come, un ragno che affoga in un pozzo di miele, un'ape che vede ma beve.
E allora lo trova, è proprio vicino.
Ora lei si sta svegliando.
Marzia ritrova il bambino, son gocce di lacrime e sangue che tingono il letto al mattino.
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