Intervista ESCLUSIVA a Massimo Di Cataldo: c'è bisogno di credere


In occasione dell'uscita del suo nuovo singolo "C'è Bisogno Di Credere", abbiamo intervistato Massimo Di Cataldo, che si è raccontato tra presente, passato e opportunità future.

Ciao Massimo, benvenuto su Toptesti.it. E' uscito da poco il tuo nuovo singolo "C'è Bisogno Di Credere". Com'è nato?

E' un brano d'impulso. E' nato da una grande necessità. Il motivo per cui ho scritto questa canzone è che le mie emozioni hanno bisogno di una valvola di sfogo, di essere veicolate al di fuori, altrimenti rischio l'implosione.

La pandemia ha cambiato le forme di comunicazione e di divulgazione anche della musica: la vivi più come una nuova opportunità o solo come una limitazione?

Da ogni cosa bisogna cercare di trarre la parte buona, se possibile, però non l'avrei mai desiderato un momento del genere. Avrei preferito poter essere libero di viaggiare, di fare musica. Ciò che provo io è quello che prova la gente, che psicologicamente è messa a dura prova. Questa è una situazione emergenziale, in cui ci confrontiamo con circostanze eccezionali. Per questo mi auguro non ci si abitui a vivere in questo modo e che si ritorni prima possibile alla normalità, superando questa condizione transitoria.

Secondo te anche quest'anno Sanremo è Sanremo? Oppure con tutte le polemiche, senza pubblico, con lo slittamento in avanti della data di inizio, si è persa un pò della sua essenza?

Sanremo è una manifestazione canora. E' diventata col tempo una trasmissione televisiva e quest'anno, senza pubblico, lo sarà ancora di più. Le polemiche fanno parte del gioco e aumentano l'attenzione nei confronti del festival. Penso tuttavia che a volte si ecceda in questo. A ogni cosa il giusto peso.

Hai mai pensato di tornare sul palco dell'Ariston?

Ci sono stato quando sentivo fosse il momento giusto, agli inizi della mia carriera. In questo momento il mio obiettivo è esprimere quello in cui credo, senza avere vincoli particolari, nella consapevolezza che esiste tutto un mondo al di fuori di Sanremo, che resta comunque una vetrina importante.

Nel 2018 hai partecipato alla trasmissione RAI "Ora o mai più". In quella circostanza hai parlato della solitudine che vive l'artista non nel crepuscolo, ma nel picco. Qual è la cosa più importante nella gestione degli alti e dei bassi che inevitabilmente capitano nell'arco di una carriera?

Cercare di trovare un equilibrio anche al di fuori del proprio mestiere, soprattutto nella vita privata, attraverso i rapporti con le persone, i rapporti veri con le persone più vicine, quelle con cui sei cresciuto e che ti conoscono realmente per come sei.

E' facile credere ai tuoi ammiratori che in quel momento ti esaltano e ti fanno sentire veramente un dio. Ma nella vita privata sei un uomo come tutti gli altri, anche con le sue fragilità. Il problema di chi fa questo mio lavoro è che si cerca sempre una sorta di esaltazione e c'è il rischio di andare a cercarla anche in cose sbagliate, che a lungo andare ti condizionano a livello mentale.

Credo che la cosa più importante sia sempre dare il giusto valore a quello che ci circonda, che siano premi luccicanti o le cose più semplici. In una situazione come questa, quanto è più importante l'aria che respiriamo di tutto il resto? Tu ti rendi conto che poi puoi avere le cose più belle del mondo, ma basta un niente per perdere tutto. Ed è allora che capisci che la cosa più importante è proprio l'aria che respiri.

In un artista convivono la persona e il personaggio: qual è il giusto equilibrio tra questi due aspetti?

Per me la musica è sempre stata la priorità. La moda non è mai stata una priorità. Siamo persone. L'importante non è come sei fatto ma quello che hai fatto. Ci posso anche aver giocato un pò sul fattore del fascino, ma sono una persona che usa il cuore e la testa per quello che faccio.

Io sono prevalentemente un autore. Per cui le canzoni le suono, le produco, le arrangio e in ultimo le canto, e ancora più in ultimo le rappresento come personaggio. Il personaggio è la punta dell'iceberg.

La cosa più importante è tutto quello che viene prima: aver scritto una canzone, conoscere la musica, saper suonare degli strumenti, lavorare in produzione. E' tutto un background molto importante che poi struttura un artista.

Preferisci l'aspetto compositivo o il rapporto live con il pubblico?

Sono importanti entrambi. L'aspetto autorale è fondamentale perché mi dà modo di esprimere me stesso. Il live è come una ricarica di cui ogni artista ha bisogno, uno scambio di energia con il pubblico, dal quale ricevi un feedback immediato.

Nel 2003 sei stato nella giuria di "Superstar tour", che è la seconda edizione di Popstar, il padre di tutti i talent. La tua che esperienza è stata?

E' stata una esperienza molto divertente e formativa. Non sapevo bene neppure io ciò che stavo facendo, erano gli albori di qualcosa di nuovo. Gli autori spingevano affinchè il programma assumesse una certa drammaticità: evidenziare sempre al provinando l'importanza di quello che stava facendo, creare un pò di tensione emotiva, di pathos.

E in effetti questo fattore nel corso del tempo è aumentato tantissimo nei vari talent. Veniva inteso come l'occasione della vita. Questo stato di cose metteva molta pressione addosso al ragazzo o alla ragazza che provavano questa strada. Bisogna avere una grande motivazione per affrontare tutto questo. Non a caso quell'anno c'era Emma Marrone, che era una di quelle che aveva più motivazione in assoluto.

A volte gli autori del programma mi mettevano anche in difficoltà perché dovevo tenere sempre il freno a meno tirato nei giudizi, al fine di spronare ma anche di creare maggiore interesse attorno alle dinamiche dello show. Per questo alcune critiche ai ragazzi a volte le sentivo un pò forzate.

NOTE. La riproduzione totale o parziale di questa intervista deve riportare sempre la fonte: www.toptesti.it

Temistocle Marasco

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